L’evoluzione della lavorazione ceramica nella storia dell’uomo
Nella creazione e lavorazione della ceramica odierna sono racchiuse alcune delle più antiche tecniche artigianali conosciute, alcune in uso sin dalla preistoria. Si suppone che la sua invenzione sia avvenuta in due luoghi diversi in maniera indipendente, tra le popolazioni sahariane e quelle Giapponesi, diffondendosi successivamente in tutto il mondo.
I primi manufatti appartengono al Neolitico: vasellame grezzo cotto direttamente sul fuoco e modellato a mano. Successivamente l’arte vide l’introduzione del tornio e di altre tecniche di lavorazione e di cottura, che consentirono di ottenere oggetti più raffinati e robusti.
La ceramica dipinta venne esportata dall’Anatolia e dai territori della Mezzaluna Fertile verso l’Europa intorno al III millennio a.C., arrivando in Grecia dopo la fine della civiltà minoico-micenea. Dal VI al l IV secolo a.C. sorsero ad Atene e in altre zone – Beozia, Etruria e nella Magna Grecia – dei grandi centri di produzione.
Successivamente, in età romana si diffuse la ceramica aretina, con decorazione a rilievo, e quella detta a “terra sigillata”, che rimase in uso fino alla caduta dell’Impero. Sempre nello stesso periodo, intorno all’anno mille in Europa, venne inventata la maiolica nel tentativo di imitare i prodotti orientali.
Nel tardo Medioevo le ceramiche venivano realizzate con il tornio, cotte al forno e impermeabilizzate con una vernice vetrosa, ma dopo il XIII secolo vengono introdotti anche altri colori e decorazioni più sofisticate. In questo periodo in Italia centrale si svilupparono i maggiori centri di produzione della penisola: Orvieto, Siena e Faenza. L’evoluzione delle forme coloristiche e decorative continuerò nei due secoli successivi, ma solo agli inizi del Settecento ci sarà un sostanziale salto di qualità grazie al lavoro dell’alchimista tedesco Böttger di Meissen, che introducendo nel processo di lavorazione il caolino riuscì a produrre una ceramica dura come la porcellana cinese.
I processi di industrializzazione di fine dell’Ottocento diedero un nuovo impulso alla lavorazione e allo sviluppo di nuove tecniche, permettendo di aumentare notevolmente la produttività dei processi lavorativi diminuendone i costi. La seconda metà del novecento vede l’introduzione di altre consistenti migliorie, quali la pressa automatica, il forno a tunnel e successivamente l’atomizzatore; con queste varianti l’industria riesce a raggiungere una mole di produzione ancora più grande, necessaria per sostenere un mercato in forte espansione.
Caratteristiche
La parola “ceramica” deriva dal greco “kéramos” che significa “terra da vasaio”. Si tratta di un materiale composto inorganico, non metallico, molto duttile allo stato naturale e rigido dopo la fase di cottura. Grazie alla sua versatilità, con la ceramica si possono produrre una enorme varietà di oggetti quali stoviglie, oggetti decorativi, materiali edili, protesi mediche, rivestimenti ad alta resistenza al calore e molto altro.
Il colore del materiale ceramico varia, a seconda degli ossidi cromofori contenuti nelle argille (ossidi di ferro, da giallo, arancio, rosso a bruno; ossidi di titanio, da bianco a giallo), può venire smaltata e decorata.
La ceramica è usualmente composta da diversi materiali: argille, feldspati (di sodio, di potassi o entrambi), sabbia silicea, ossidi di ferro, allumina e quarzo. Queste composizioni così articolate sono caratterizzate dalla presenza di strutture molecolari appiattite dette fillosilicati. La forma di questi, in presenza di acqua, conferisce all’argilla una certa plasticità e ne permette la lavorazione.
Tipi di ceramiche
Esistono quattro tipi di ceramica, divisi in due tipologie diverse: le ceramiche compatte e quelle porose. Le prime hanno una bassissima porosità, sono impermeabili a gas e liquidi e talmente dure da poter resistere anche ad una punta in acciaio. Fanno parte di questo gruppo le porcellane e i gres. Quelle del secondo tipo hanno una pasta tenera e assorbente. Fanno parte di questo gruppo le terrecotte e le argille.
Porcellana
È considerata il livello più raffinato di produzione ceramica in oriente. Principale componente è una particolare argilla bianca chiamata caolino idrosilicato di alluminio. Il caolino conferisce le proprietà plastiche e il colore bianco della porcellana. Contiene poi quarzo, che funge da componente inerte e svolge la funzione di sgrassante – oltre a consentire la vetrificazione. C’è poi il feldspato che, fondendo a temperature più basse del caolino, fa diminuire notevolmente la temperatura della cottura dell’impasto ceramico (1280°).
Gres
Utilizzato soprattutto per produrre mattonelle per uso domestico ed edilizio, si ottiene per mescolanze argillose naturali che producono dei tipi di ceramiche dette greificate. Per produrle è necessaria una temperatura che oscilla tra i 1200°C e i 1350°C. Le colorazioni possono variare a seconda dei composti ferrosi presenti: per ottenere gres bianchi, per esempio, si utilizzano impasti artificiali a base di argille cuocenti bianche e rocce quarzoso-feldspatiche simili a quelle utilizzate per la produzione della porcellana.
Terrecotte
Queste ceramiche presentano una colorazione che varia dal giallo al rosso mattone, grazie alla presenza di sali o di ossidi di ferro. La presenza dell’ossido di ferro migliora inoltre la resistenza meccanica della ceramica cotta, contribuendo alla vetrificazione. La cottura si effettua a 980-990°C. Grazie alla sua stabilità, alla resistenza all’invecchiamento e alla leggerezza dovuta alla sua porosità, la terracotta è il più diffuso materiale da costruzione. Viene utilizzata sia senza rivestimento superficiale per laterizi, vasi e ceramiche strutturali, sia che con rivestimento come vasellame da cucina.
Argilla
È una ceramica molto malleabile, in quanto la presenza di acqua nella sua struttura ne migliora le caratteristiche plastiche ed è quindi molto facile da lavorare anche con le mani. La sua temperatura di cottura varia in base alla quantità di allumina in essa contenuta. Quando è asciutta diventa rigida e fragile, ma acquisisce un abito duro una volta sottoposta a processo di cottura.
Ciclo produttivo della ceramica artigianale
Nella produzione artigianale gli specifici tipi di argille vengono selezionati in base allo specifico progetto. Le più comuni sono il caolino, l’argilla sabbiosa e quelle ignifughe, specificatamente progettate per resistere ad altissime temperature.
A prescindere dal tipo di argilla selezionato, questa non è pronta per essere lavorata direttamente. Dev’essere prima ripulita dalle impurità tramite un processo di “stagionatura”. Dopo questo, può essere sciolta in acqua per pulire il materiale dai sali e, infine, subire un ultima depurazione per rimuovere le ultime impurità e le particole a grana più grossa.
Una ulteriore lavorazione rimuove l’aria dall’argilla, rendendola compatta ad impedendo la formazione di crepe al termine della lavorazione. Infine, si aggiunge il chamotte all’impasto: una polvere ottenuta dalla macinazione di ceramiche già cotte. Questo rende l’oggetto finito più resistente agli sbalzi di calore.
Modellazione
Ci sono molti modi diversi per modellare l’impasto. Può essere fatto a mano, con la tecnica a colombino – detta anche “lucignolo”, dove l’impasto viene diviso in stringhe che vengono poi allungate lavorandole a mano e poi arrotolate una sopra l’altra – o dividendo l’argilla in lastre che vengono poi tagliate nella forma delle varie parti dell’oggetto. Gli strumenti di modellazione più comuni sono il tornio e lo stampo. Il primo si utilizza principalmente per produrre vasellame, ed è costituito da un piatto rotante che permette all’artigiano di modellare l’oggetto secondo un asse di simmetria. Nel secondo caso il gesso dello stampo assorbe l’acqua, aiutando nella successiva fase di asciugatura. Dopo un certo periodo di tempo, il pezzo viene estratto dallo stampo e rifinito a mano.
Asciugatura
Qualunque sia la tecnica che si vuole adottare, è necessario che i manufatti in argilla essicchino completamente all’aria. È una fase molto delicata perché dall’omogeneità del processo dipenderà la durevolezza dell’oggetto. Dopo un certo lasso di tempo l’argillla raggiunge lo stadio adatto per essere inciso e decorato; questo stadio è definito della durezza cuoio. Al termine di questa fase, si può procedere alla cottura.
Cottura
Forse la parte più importante del processo produttivo, la cottura avviene in forni appositi che raggiungono temperature che possono superare i 1000°C, a seconda del materiale lavorato. Questo processo può durare diverse ore, in modo che la temperatura possa seguire una curva di crescita e decrescita graduale e prestabilita. A fine processo il prodotto avrà subito una riduzione del volume.
Smaltatura e Decorazioni
Ci sono varie tecniche per decorare e colorare la ceramica, anche in base al tipo di prodotto che si vuole ottenere e alla cottura a cui si sottoporrà. Fondamentalmente si possono distinguere due tecniche: l’ingobbio, che permette di decorare l’oggetto prima della cottura, e le decorazioni che vanno applicate dopo la cottura e che, quindi, ne richiedono poi una seconda per la vetrificazione.
L’ingobbio sono specifici colori per la decorazione della ceramica composti da argille già cotte e finemente triturate. Sono smalti pensati per essere applicati “a crudo” sull’oggetto essiccato; questo permette di saltare un passaggio e cuocere l’oggetto una sola volta. Gli ingobbi non sono molto usati perché producono colori tenui, oltre ad essere un procedimento molto costoso. La vetrificazione avviene durante l’unica cottura, ed è quindi necessario che le temperature dell’argilla che si ritrovano nella composizione dell’ingobbo e di quella del manufatto siano le stesse.
Cristalline e smalti, invece, si applicano sul prodotto cotto, e per questo richiedono poi un secondo passaggio in forno per la vetrificazione. le prime vengono dette anche vetrine: sono rivestimenti impermeabili e lucidi, solitamente trasparenti – anche se occasionalmente possono venir colorate – e hanno la particolarità di far vedere l’argilla sottostante. A queste si aggiungono i fondenti quali il germanio, i borati o gli alcoli, con lo scopo di abbassare il punto di fusione. Gli smalti sono della stessa natura vetrosa, ma a differenza delle cristalline sono coprenti e non trasparenti. Possono avere aspetto lucido o satinato, ottenuto aggiungendo ossido di calcio o di zinco nello smalto che, in fase di raffreddamento, cristallizza sulla superficie togliendo brillantezza.
La smaltatura ha lo scopo di proteggere l’oggetto dall’usura, di facilitarne la pittura, la decorazione e la manutenzione. Dopo che si è provveduto a smaltare la superficie dell’oggetto, si passa alla decorazione pittorica che viene solitamente fatta a mano con pennello e colori ceramici.
Ciclo produttivo della ceramica industriali
I procedimenti industriali per la produzione di piastrelle e altri oggetti in serie si dividono in monocotture e bicotture. Nei primi la materia viene generalmente approntata con un processo a umido e passa attraverso una sola fase di cottura, dopo che il pezzo è stato essiccato e smaltato. Durante questa cottura singola avvengono anche i processi di sinterizzazione e stabilizzazione dello smalto. La bicottura prevede invece la preparazione della materia in un processo a secco. Vi sono due fasi di cottura: nella prima avviene la sinterizzazione del supporto, nella seconda la vetrificazione dello smalto.
Preparazione delle materie prime, essiccazione, cottura
Lo scopo della preparazione delle materie prime è ottenere un impasto di composizione omogenea. La granulometria fine permette una giusta velocità di essiccamento e una corretta reattività in fase di cottura, mentre la forma dei grani e l’umidità dell’impasto influenzano l’uniformità del pressato. Il contenuto d’acqua dell’impasto, in particolare, deve essere adatto al sistema di formatura che si è scelto:
Pressatura – interessa soprattutto il settore delle piastrelle e comporta un 5-6% di acqua.
Estrusione – è in uso soprattutto per i laterizi e comporta un 20 % di acqua
Colaggio – è il sistema adottato per i sanitari e presenta un contenuto di acqua del 40%
Dopo la formatura ha luogo il processo di essiccazione e successivamente quello di cottura. I materiali ceramici sono ottenuti da polveri che, tramite un processo ad altissima temperatura detto sinterizzazione, fondono e si amalgamo in un materiale compatto e duro.
Smaltatura e ricottura
La smaltatura può avvenire tra la prima cottura e la seconda o prima della cottura unica, a seconda del tipo di procedimento attuato. Questa fase ha uno scopo sia estetico che, sopratutto, pratico: che lo smalto sia una vetrina trasparente o smalto e colorato il risultato finale è l’impermeabilizzazione e l’isolamento termico dell’oggetto. Nelle ceramiche si aggiungono ossidi di piombo agli smalti, per abbassarne il punto di cottura e risparmiare sui costi. Le porcellane usano invece la vetrina senza piombo e la ricottura può raggiungere temperature anche di 1500°C.
L’Arte della Ceramica nelle botteghe italiane
Dal Rinascimento all’Ottocento
Dal Rinascimento l’arte ceramica italiana diventa protagonista assoluta nel panorama europeo. Le regioni più importanti sono Lazio, Umbria, Abruzzo, Marche, Toscana e Veneto.
La ceramica nel Lazio prende spunto da opere tardoromaniche, con vasellami semplicemente invetriati a decorazione stilizzata bicromica in verde e bruno. Tra i prodotti più caratteristici si segnala il boccale detto “panata”, tipico per il versatore pronunciato, originariamente recipiente per la zuppa di pane.
In Abruzzo il Rinascimento vede fiorire le officine di Castelli, in particolar modo la fornace dei Pompei. La produzione castellana della prima metà del Cinquecento è quasi tutta di alta e prestigiosa committenza, culminante con quella che farà la fortuna delle maestranze di Castelli: il monumentale corredo della farmacia Orsini/Colonna, con vasellami che presentano una ricca e originale varietà di fogge da farmacia e un’accattivante e squillante veste cromatica. Forme più articolate e mosse, che trovano le loro matrici plastiche all’interno del grande rinnovamento delle arti decorative tra Manierismo e Barocco, caratterizzano la produzione abruzzese di quel periodo; smalto blu lapislazzuli, arricchita di dettagli pittorici in oro.
In Umbria, dopo una notevole fase medievale, l’arte della maiolica si attesta verso la fine del Quattrocento, quando si presenta sui mercati italiani con originali vasellami destinati ai corredi da farmacia che adottano uno straordinario repertorio policromo tardogotico. Dal primo decennio del Cinquecento si notano grandi piatti “da pompa” e servizi da tavola, realizzati sia in veste policroma sia in veste monocroma blu, arricchita da lustro metallico di tono rosso rubino e giallo dorato. Questa tecnica, dapprima esclusiva invenzione delle officine medio orientali e in seguito imitata dai maestri italiani dai prodotti delle officine spagnole, viene conosciuta e molto apprezzata in Italia attraverso i traffici mercantili di Maiorca (da cui nel Rinascimento il termine “maiolica”). La stessa tecnica viene ripresa e applicata in Umbria per alcuni decenni; a Deruta e, con esiti particolarmente splendidi e suggestivi, a Gubbio, presso l’officina di Mastro Giorgio Andreoli.
Nelle Marche, a partire dal secondo decennio del Cinquecento, l’ambito ceramico si specializza nel genere figurativo a trama narrativa “istoriato”, trasfuso in generale sulle arti applicate attraverso la mediazione delle stampe delle opere di Raffaello.
L’arte della maiolica in Toscana nel Rinascimento emerge nella zona fiorentina di Cafaggiolo e a Siena. Quest’ultima si presenta con alcuni tipici albarelli decorati con “grottesche”, geometrie e palmette, che mettono in risalto quando la sua produzione vascolare sia perfettamente sintonizzata sugli analoghi repertori dei pavimenti senesi rinascimentali. Cafaggiolo, invece, attorno alla metà del Cinquecento produce esemplari di altissima qualità, fortemente influenzati nella decorazione della porcellana cinese in blu su bianco, mediata dalle officine medio orientali. Tali imitazioni negli stessi anni sono attestate anche in altre località italiane (Faenza, Venezia, Liguria), tuttavia solo a Firenze, nell’ultimo quarto del Cinquecento grazie al sostegno dato dai Medici per scoprire il “segreto” della composizione della porcellana, è possibile documentare tangibilmente la prima porcellana europea. È un tipo di porcellana abbastanza compatta e traslucida, rigorosamente dipinta in blu su bianco, conosciuta appunto come “porcellana medicee”, documentata a oggi in poco più di una cinquantina di esemplari in tutto il mondo.
La produzione rinascimentale del veneto gravita prevalentemente sulle botteghe veneziane. I prodotti di questo centro risaltano tecnicamente soprattutto per la qualità della maiolica e per la cromia della ricca vetrosità, che sembrano aver beneficiato della stessa materia impiegata dalla celebrata scuola vetraria locale. Nella prima metà del Cinquecento temi in auge sono soprattutto i raffinatissimi “trofei” e le “grottesche”, dipinti di grisaille su fondo blu cupo e azzurro, nei quali si distingue Maestro Ludovico. Nella seconda metà del Cinquecento l’ambito veneziano è dominato dalla figura di Maestro Domenico, dalla cui feconda bottega escono imponenti corredi farmaceutici dall’esuberante decorazione di fogliami con ritratti, che manifestano l’influenza della grande pittura veneziana.
I bioceramici
Da sempre con la ceramica si sono realizzati oggetti con l’intenzione di assolvere a funzioni precise: basti pensare alla vastità ed eterogeneità di produzione di vasellame e oggetti ceramici presso le diverse civiltà umane. In questi casi la ricerca formale spesso non si è limitata a garantire l’essenzialità della funzione, ma si è data finalità estetiche che hanno trasceso il raggiungimento di un semplice obiettivo tecnico.
Nell’ambito dei ceramici avanzati l’assolvimento della funzione è predominante e non lascia spazio a molteplici soluzioni formali. L’oggetto, il più delle volte, può avere una sola forma perché diversamente ne sarebbe compromessa la funzione stessa. Ciò è particolarmente vero nel campo dei ceramici biomedicali. Anzi, in questo settore più che di oggetti si dovrebbe parlare di componenti: parti del nostro corpo riprodotte in uno sforzo di mimesi totale. La loro apparente semplicità è il risultato, di fatto, di una complessa ricerca, che interseca vari ambiti di studio, e di una raffinata tecnologia, messa a punto espressamente per la loro realizzazione.
Non è certamente innovativa la funzione che si prefiggono: di esempi di protesi con diversi materiali vi sono testimonianze da molte civiltà antiche. Ma con i bioceramici l’espressione del nostro primordiale istinto di conservazione ha raggiunto, nell’arco degli ultimi decenni, risultati di grande efficacia. La ricerca oggi si muove nell’ottica di ridurre l’invasività degli interventi, da un lato progettando protesi sempre più durevoli per limitare il ripetersi delle revisioni e sostituzioni, dall’altro punta a stimolare la reazione del corpo umano a rigenerare sé stesso.
Un altro importante contributo viene offerto sul fronte dei dispositivi in materiali ceramici avanzati per la diagnostica, le attività terapeutiche e gli interventi chirurgici. L’osservazione di questi ceramici biomedicali ci richiama alla consapevolezza della perfezione del nostro corpo e allo stesso tempo della sua vulnerabilità. La qualità della nostra vita può essere fortemente condizionata da questi minuscoli apparati che sono responsabili sia di importanti funzioni del nostro organismo sia del funzionamento di sofisticate apparecchiature mediche.
Fonte: MicFaenza
Protagonisti del Novecento
La ceramica italiana del XX secolo può vantare un primato nel contesto europeo e mondiale sia per la quantità delle espressioni, sia per i livelli qualitativi ottenuti.
Nel corso del secolo scorso l’arte della ceramica si è emancipata da un ruolo minore e ha guadagnato un posto paritario ad altre forme di espressione artistica. A questo decisivo passaggio hanno concorso ceramisti, architetti e artisti i cui contributi si sono voluti evidenziare collocando nel percorso espositivo anche opere pittoriche e scultoree di riferimento a testimonianza della labilità di confini che, oggi soprattutto, non appaiono più plausibili. Inoltre, va rimarcato il fatto che relativamente a significative tendenze quali l’Art Nouveau, il Futurismo e l’Informale, a esempio, la ceramica ha contribuito in modi talmente alti da meritare a pieno titolo un inserimento nella storia dell’arte moderna.
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