L’antica arte del ferro battuto
L’antica arte del ferro battuto confonde le proprie origini con le origini stesse dell’uomo. Nonostante il ferro sia l’elemento più abbondante in natura, la sua diffusione è stata storicamente assai lenta e difficile.
La nascita
L’evoluzione dell’uomo è segnata dall’apprendimento dei segreti necessari all’uso di questo metallo. L’età del ferro (1000 a.C.), che seguì quella della pietra, costituì un indubbio ed enorme passo avanti per l’uomo.
Anche se strumenti e armi di metallo duro sono noti già da un paio di millenni, la storia del ferro battuto nasce molti secoli dopo, quando gli uomini di allora si accorsero che la massa di ferro fuso doveva venire nuovamente scaldata per venire successivamente forgiata e modellata secondo le varie necessità. La figura del fabbro – circondata anche da un aura magica – divenne ben presto di grande rilievo nella società e nell’organizzazione civile, come dimostrano molti episodi della mitologia ellenica.
Caratteristiche
Il ferro è il metallo più abbondante all’interno della Terra (costituisce il 34,6% della massa del nostro pianeta) ed è il quarto elemento per abbondanza nell’intero universo. La concentrazione di ferro nei vari strati della Terra varia con la profondità: è massima nel nucleo, che è costituito probabilmente da una lega di ferro e nichel e decresce fino al 4,75% nella crosta terrestre. La grande quantità di ferro presente al centro della Terra non può essere tuttavia causa del suo campo magnetico, poiché tale elemento si trova con ogni probabilità ad una temperatura elevata, dove non esiste ordinamento magnetico nel proprio reticolo cristallino (tale temperatura è detta temperatura di Curie). Il suo simbolo Fe è una abbreviazione della parola ferrum, il nome latino del metallo..
Il ferro è un metallo estratto da minerali: non si rinviene ferro puro in natura (nativo). Per estrarre il ferro dai suoi minerali, all’interno dei quali si trova nello stato ossidato, è necessario rimuovere le impurità per riduzione chimica del minerale. Il ferro si usa solitamente per produrre acciaio, che è una lega a base di ferro, carbonio ed altri elementi.
Il nucleo di ferro ha la più alta energia di legame per nucleone, perciò è l’elemento più pesante che è possibile produrre mediante fusione nucleare di nuclei atomici più leggeri e il più leggero che è possibile ottenere per fissione: quando una stella esaurisce tutti gli altri nuclei leggeri e arriva ad essere composta in gran parte di ferro, la reazione nucleare di fusione nel suo nucleo si ferma, provocando il collasso della stella su sé stessa e dando origine ad una supernova. Secondo alcuni modelli cosmologici che teorizzano un universo aperto, vi sarà una fase dove, a seguito di lente reazioni di fusione e fissione nucleare, tutta la materia sarà convertita in ferro.
L’uso del ferro battuto al tempo dei romani
Lo stesso accadde al tempo dei romani, quando i fabbri dirottarono sempre più la loro maestria dal settore militare, che fino ad allora era stato il preminente, a quello civile. Plinio il Vecchio ci fa addirittura sapere che al suo tempo ( I sec d.C. ) il ferro costava ed era ricercato addirittura più dell’argento e già a Roma nacque una prima corporazione di maestri fabbri.
Dopo le invasioni barbariche, bisogna attendere il nuovo millennio e la rinascita culturale ed economica dell’Europa per ritrovare in grande stile i fabbri al lavoro.
I conventi e il “fabbro itinerante”
I centri diffusori dell’arte di battere il ferro divennero i conventi, dove nacquero vere e proprie scuole.
Accanto a questi centri fissi si diffuse la figura del “fabbro itinerante” maestro nell’arte di battere il ferro che si spostava di città in città e metteva la propria conoscenza e capacità a servizio di chi potesse garantirgli un lauto compenso. La materia prima, il ferro fuso, veniva prodotta in pochi grandi centri, in genere nelle vicinanze delle miniere. Un’autentica rivoluzione la segnarono i nuovi forni verticali nati nel 1200 in Germania, che per la prima volta nella storia resero disponibili grandi quantità di materia prima.
Il ferro battuto a Firenze
Firenze è considerata una vera e propria culla della lavorazione del ferro. Nel 1200 esisteva già una attività molto fiorente. A quell’epoca la maggior parte dei fabbri, dei ferratori o dei “maniscalchi”, come a quel tempo venivano chiamati, produceva utensili a mano e attrezzi vari per l’agricoltura.
Quella dei fabbri e della lavorazione del ferro fu addirittura una delle più antiche corporazioni artigiane della città nella quale si riunirono i maestri fabbri per avere maggiore peso e rappresentatività. Essa apparteneva alle “arti medie” e solo in un secondo momento questa corporazione fu affiancata alle “arti maggiori”, come quella della lana, ad esempio, con l’appellativo di “nuova arte maggiore”. In questo periodo di lotte particolarmente intense per vedere riconosciuta una posizione sociale ed economica all’interno della città, la corporazione dei fabbri era rappresentata da 12 rettori, che poi, una volta che la situazione si stabilizzò, divennero solo 6. La corporazione dei fabbri aveva fra l’altro alcuni elementi distintivi rispetto alle altre di quel tempo, i garzoni dei fabbri godevano infatti di una posizione particolarmente privilegiata, con un salario molto buono, prendevano inoltre parte alle decisioni della corporazione.
Gli oggetti che si producevano a quel tempo erano telai per l’industria tessile, chiavi, chiodi, ganci, chiavistelli, cardini, pale da fuoco, treppiedi, borchie, lanterne, succhielli, fibbie e fermagli. La materia prima per queste lavorazioni veniva ottenuta in alcune fucine. Verso la fine del 1200, i fabbri fiorentini, per proteggersi dalla concorrenza di alcuni fabbri del contado, riuscirono ad ottenere un decreto con cui venivano di fatto impedite queste attività concorrenziali.
Nei secoli successivi Firenze e la Toscana furono al centro di un grande sviluppo dell’arte di battere il ferro. I ferri per Palazzo Strozzi vennero realizzati sul finire del XV secolo da un famoso fabbro, Niccolò il Grosso, detto il Caparra, il cui nome già indicava le sue capacità e la sua forza fisica, caratteristica quest’ultima necessaria per questo tipo di lavoro. Anche nel seicento e settecento, il ferro battuto segue le tendenze della moda e dei gusti del tempo, con un arricchimento delle lavorazioni reso possibile anche dall’affinamento delle tecniche. Elemento fondamentale di quest’arte diventano le foglie e il fogliame.
Protagonista del Liberty
Alessandro Mazzucotelli
Nato a Lodi da una famiglia di commercianti di ferro originaria della valle Imagna, ben presto si trasferì a Milano, dove trovò lavoro come apprendista, insieme al fratello Carlo, nella bottega di fabbro di Defendente Oriani in via Aldo Manuzio, che in seguito rilevò. Dotato di abilità e creatività eccezionali, capace di conferire al ferro quell’aspetto flessuoso e “fiorito” che costituiva il carattere dominante del Liberty, ben presto divenne un richiesto collaboratore di affermati architetti come Giuseppe Sommaruga, Gaetano Moretti, Ernesto Pirovano, Franco Oliva, Ulisse Stacchini e Silvio Gambini. Distintosi in occasione della prima Esposizione Internazionale d’Arte Decorativa Moderna di Torino del 1902, l’anno successivo effettuò un viaggio in diversi paesi europei insieme all’ebanista Eugenio Quarti; al ritorno, intraprese un’attività di docente all’Umanitaria. Dal 1922 diresse la Scuola Superiore di Arti Applicate ISIA di Monza, dove ebbe come allievo e successore alla cattedra di ferro battuto Gino Manara; fu presidente della Mostra Biennale Internazionale di Arti Applicate.
Tra le esposizioni cui partecipò in seguito si ricordano l’Exposition Universelle et Internationale di Bruxelles (1910) e l’Exposition Internationale des Arts Décoratifs et Industriels Modernes di Parigi (1925).
Il ferro battuto nell’epoca moderna
L’arte e la magia del ferro battuto, oggi universalmente riconosciute e apprezzate, hanno conosciuto nella loro lunga storia attraverso i secoli e i millenni anche periodi di declino e di offuscamento. Uno di questi, l’ultimo in ordine cronologico, risale al diciottesimo secolo, quando il trionfo di un’architettura e di un gusto estetico particolarmente freddi e calcolati, alla ricerca di una copia quanto più vicina possibile alla perfezione classica dei grandi maestri greci dell’antichità, toglieva spazio alla capacità espressiva dei fabbri.
Anche il progresso tecnologico sembrava mettere in forse il perpetuarsi di questa straordinaria forma d’arte: prendono infatti sempre maggior campo le fusioni in ghisa che sottraggono ulteriore spazio all’attività e alla capacità espressive dei fabbri. E’ una nuova impostazione culturale letteraria e estetica come il romanticismo che ridà vigore all’arte fabbrile, arrivando addirittura a teorizzare che la rinascita dell’arte non può viaggiare disgiunta dalla crescita e dall’affermarsi di un artigianato di qualità, a restituire vita e dignità alla lavorazione del ferro battuto è un architetto francese, Viollet-le-Duc, che a Boulanger riprende in grande stile questa attività.
L’affermarsi dello stile liberty con i suoi richiami al mondo naturale consacra definitivamente la produzione fabbrile nell’epoca moderna, ritagliando per i fabbri e i maestri di ferro battuto un nuovo spazio dove esercitare la propria creatività, realizzando frutti, fiori, animali, pesci, uccelli e altri ornamenti con i quali arricchire oggetti della vita di tutti i giorni che l’arte del ferro battuto torna in grande auge.
Nemmeno l’affermarsi temporaneo di una corrente di pensiero come il razionalismo, nei decenni scorsi, ha costituito un elemento di freno alla creatività di questi straordinari artisti-artigiani.
Nell’artigianato italiano
Nell’artigianato contemporaneo, la lavorazione del ferro ricopre un ruolo importante. Ogni regione italiana ha le sue specializzazioni e caratteristiche. Si passa dalla produzione di oggetti per il camino e le tipiche banderuole che non mancano in nessun tetto delle abitazioni del Friuli, ai lampadari, appendiabiti, portaombrelli, insegne e balaustre del Piemonte. Nel centro Italia con il ferro, battuto sui carboni ardenti, si producono un po’ ovunque attrezzature per il camino, attrezzi agricoli, oggetti per la casa. Gli artigiani più abili si dedicano a produzioni più raffinate: cancelli, testate di letti, lampioni, tavolini e suppellettili varie. A Gubbio, infine, gli artigiani sono specializzati nel restauro delle antiche armi medioevali.
In Sicilia, quest’attività ha origini comuni a quelle delle altre regioni italiane, ma poi si è sviluppata seguendo un percorso architettonico. Gli artigiani siciliani si sono dedicati alla realizzazione di finestre, balconate e cancelli per i palazzi barocchi, ispirandosi all’architettura araba. Oltre a questi oggetti più raffinati, la loro produzione passa dagli attrezzi agricoli e per la casa, agli oggetti d’arredamento.
MIDA 2024: la fiera dell’artigianato che non puoi perderti
Firenze, torna ARTIGIANATO E PALAZZO nella sua XXVIII edizione presso il Giardino Corsini
Lucrezia Piscopo Art, progetto vincitore della finale regionale del Lazio MarteLive 2021
Dalla tradizione ad oggi, un regalo speciale per un professionista speciale
Le bellissime opere di Klimt sulle uova in ceramica de La Terra incantata
Laboratorio orafo Lunamante, la creatività non si de-limita con tre colori